Agapito Miniucchi: agapito miniucchi

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venerdì 23 dicembre 2011

PIETRA e FERRO

Lescul, 1984, Pietra, cm 94x120x145 - proprietà dell'artista

Vultra, 1985, Pietra, acciaio - Chiesa di San Giuseppe , Terni

Hatrencu, 1983, Pietra di Todi, cm 247x56x240 - proprietà dell'artista

Falath,1984, Pietra, acciaio inox, cm 340x22x60 -Palazzo Massari, Ferrara

Scultura in Corten e Travertino, Acciaio corten, travertino, cm 490x210x40 - Cantiano (PS)

Scultura,1983, Travertino,basaltina - Gibellina (TP)

Maggesi, 1998/99, basaltina ,pietra di Todi, - proprietà dell'artista

Uprium(iperione), 1980, Acciaio corten, cm 400x 1100,26x 210 - città di Terni

Vesuna, 1988, Ferro, colore, cm 390x200x315 -Città di Reggio Emilia

Senza titolo, 1984, Acciaio corten - per Alfa Romeo Terni

Thaun 1990, acciaio corten, Brufa Torgiano(PG)

"Reditusad origines",2009 - Acciaio Corten -Polo Scientifico-Tecnologico Università degli Studi di Ferrara m11x5,70x5,20 e m6x2,50x6

giovedì 22 dicembre 2011

DISEGNI

Senza titolo, 1988, Disegno a tempera, cm 76x57

Senza titolo,1998/99 Diosegno a tempera cm 76x57

Senza titolo, 1988/92/98, disegno a tempera cm 76x57

Senza titolo, 1997/98/99, Disegno a tempera cm 76x57

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Note Biografiche e breve curriculum

Agapito Miniucchi è nato a Rocca Sinibalda (RI), il 26 sett. 1923. Laureato in Medicina, in Arte è autodidatta. E’ accademico di merito dell’Accademia Pietro Vannucci di Perugia. Tra le molte esibizioni segnaliamo :

1959: Quadriennale d’Arte di Roma.

1977: Mostra ufficiale del Festival dei Due Mondi a Charleston USA.

1977: Mostra Genesis Gallery, New York.

1978: Palazzo Mosca, Pesaro.

1983: S.Vitale, Ravenna.

1989: Palazzo Dell’Arengo, Rimini.

2000 Palazzo Gazzoli, Terni (Antologica).

Fra le collettive più significative:

1984: Palazzo Ducale “Dialoghi nell’Arte”, Gubbio.

1986: Biennale di Venezia.

1992: La casa di un Sindacato, Reggio Emilia.

1992 Galleria D’arte Moderna “Il libro e gli artisti del XX secolo in Italia”, New York.

1993: West Room Gallery, New York.

2004: Moderni e Contemporanei a cura di Dino Gavina, Bologna.

Nel 1990 ha illustrato, nelle grandi opere, le Laudi di Jacopone da Todi per l’Editore Laterza; per il libraio di Lodi Giampiero Zazzera ha illustrato “Le profezie del Beato Tomassuccio da Foligno” in un'edizione d’Arte con prefazione del poeta Cesare Vivaldi.

Realizzazioni per spazi pubblici:

Pesaro, Reggio Emilia, Terni, Ferrara, Montefranco TR, Fossato Di Vico PG, Cantiano PU, Spoleto, Fano, Perugia, Brufa PG, Gibellina Trapani, Roma Stazione metropolitana di Pietralata (mosaico), Università di Ferrara, Facoltà di Ingegneria, Installazione “Reditus Ad Origines”, Bevagna, Foligno loc.Castel Buono “Zarua”. A Rocca Sinibalda RI esiste un museo a lui dedicato che contiene esclusivamente sue opere. Porto Santo Stefano “AVEN” coll. Sandro Fontana. Monte Buono Rieti “Veltha”.

Opere conservate presso Istituzioni, Musei, Collezioni :

Museum of Art S.Diego USA; George Town University Washington USA; Museo D’Arte Moderna Fort Lauderdale USA; Muso D’Arte Moderna Charleston USA; Lannan Fondetion Palm Beach USA; Istituto Italiano di Cultura Consul Generale of Italy, Sede RAI,Redazione Repubblica a New York; Zeng Yu Hua Canton; Son Chan Liu Shangai: Shang Yue, Wu Tse An Pechino. "CAOS", Museo di Arte Moderna di Terni.

Fra i tanti che hanno scritto sul suo lavoro: Mariano Apa; Giorgio Cortenova; Enrico Crispolti; Piero Dorazio; Sebastiano Grasso; C M Quintavalle; Giovanni Jovine; Aldo Jori; Paolo Nardon; Luigi Lambertini; Elvio Manzini; Sandro Parmiggiani; Arturo Schwarz; Lorenza Trucchi; Ferruccio Ulivi; Marisa Vescovo; Mino Valeri; Vincitorio; Cesare Vivaldi.

Il 7 luglio del 2007 a Rocca Sinibalda è stato innaugurato un Museo a lui dedicato.

Vorrei dare una luce nuova alle stelle,

una luce più vicina da concentrare in una

piccola lucerna per far chiara la mia interiorità

e, così, conoscere l’oscura origine dei veli

che fanno si che tutto sia intuizione, mistero.

Sono il profumo della terra che scolpisce

il cielo in dolci linee e aspre vette.

La mia voce canta i gesti dei contadini

ripetuti da millenni, i loro utensili,

le maggesi, il silenzio degli alberi,

la sacralità della pietra e delle acque

del fiume.

Le mie mani ascoltano il cuore segreto del

mare che fa nascere e morire l’onda

in un giuoco maledetto.

Le coordinate della natura sono inesorabili:

un silenzio di spazi assoluti.

Uscire da questo io, ignoto a se stesso

ed ai suoi autori, preso nella rete

di un ragno con le zampe nei punti cardinali,

e sperare di guardare il sole

senza bruciarsi gli occhi.

Le cime degli alberi pennellano il cielo,

disegnano scale di desiderio, di speranza,

ma le loro radici sono infisse

nell’alveare genetico della terra.

Michelangelo non avrebbe potuto

scolpire i ”prigioni” che nella pietra:

gravita e possanza: forze che tagliano

le ali a questa apparente libertà.

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I would like to give a new light to the stars,

a closer light to be concentrated into a

small lamp to make clear my interiority,

to know the obscure origin of the veils

that turn everything into intuition, mystery.

I am the perfume of the earth that sculpts

the sky in gentle lines and harsh peaks.

My voice sings the gestures of the farmers

repeated through millenniums, their tools,

the Maggesi, the silence of the trees,

the sacredness of the stone and of the water

of the river.

My hands listen to the secret heart of the

sea that gives birth and death to the wave

in a damned game.

The coordinates of nature are unexplorable;

a silence of absolute spaces.

alighting from this ”I”, ignored by itself

and by its makers, caught in the web

of a spider whose legs are in the cardinal points,

and hoping to look at the sun

without burning the eyes.

The tips of the trees brush the sky,

Draw stairs of desire, of hope,

but their roots are imbedded

in the genetic beehive of the earth.

Michelangelo could have never

sculptued the ”prigioni” but in stone:

gravity and strength: forces that cut off

the wings of this apparent freedom.

Le forme del sublime

Le forme del sublime
Sandro Parmiggiani
Risale a trent'anni fa il progetto della grande scultura di Agapito Miniucchi, Reditus ad Origines, che viene inaugurata in questo mese di giugno 2009, ma la sua forza d'impatto e il mistero che la avvolge ci dicono che si tratta di un'opera che si è data il respiro di ciò che è perenne, che aspira a collocarsi fuori dal tempo - non potrebbe, questa struttura, essere stata eretta da un popolo antico estintosi nelle nebbie della storia o essere la creazione, il lascito di ignoti abitanti venuti dallo spazio?I due blocchi che la costituiscono ci danno immediatamente l'idea, non solo per le loro dimensioni monumentali, ma per la forza che li caratterizza - l'artista rivisita e piega alle sue esigenze espressive alcune delle forme fondamentali della geometria, dal quadrato al rettangolo, dal triangolo al semicerchio, e evoca simboli variegati, dall'aereo diapason a una incombente trave metallica o a una lancia atta a ferire -, di un'opera che volutamente intende impressionare chi se la trova davanti e intraprende il metaforico percorso di attraversarla. Miniucchi stesso ha spiegato- con le parole poetiche che conosciamo essergli proprie, avendo avuto occasione di leggere alcune riflessioni affidate al suo diario intimo - il senso profondo di quest'opera, in cui s'alternano buio e luce, sentimento di reclusione e respiro largo di una ritrovata libertà, costrizione alla solitudine, colloquio con la propria interiorità e apertura al mondo, alla forza invasiva dell'aria e della natura che la avvolgono. Ciò che, allora, posso con una qualche utilità aggiungere in questo breve testo è che quest'opera è senz'altro uno dei capolavori di Agapito Miniucchi, qualcosa che testimonia il suo valore di artista e che resterà a segnare la storia della scultura italiana del Vovecento.Mi piace, a questo proposito, ricordare che nell'aprile del 2006, mentre stavo visitando la bellissima mostra di David Smith al Guggenheim di New York e ammiravo, con crescente commozione, la forza poetica e l'energia dinamica che il grande scultore americano aveva saputo infondere nelle sue opere, presto associai a ciò che stavo vedendo alcune delle sculture che Miniucchi avevarealizzato a partire dagli anni Settanta. Penso agli splendidi totem eretti con le vecchie traversine di legno, i quali incarnavano una ancestrale forza misteriosa che si ergeva a dialogare con il cielo. In altre occasioni, mi era capitato di pensare a Miniucchi davanti alle opere di Ettore Colla e di grandi protagonisti della scultura internazionale, come Mark di Suvero e Bernar Venet.Ciò che, del resto, sempre mi ha affascinato nell'opera di Miniucchi è la sua capacità di accostare e fare dialogare materiali opposti, come il legno massiccio e le strisce di cuoio, i giunchi, le corde, come la pietra e il metallo, o di utilizzare le sottili lastre di piombo per incidervi in rilievo grafismi sinuosi, facendo convivere tensioni divergenti proprie di quei materiali per dare vita a sculture che, pur alludendo a forme della natura, continuamente sanno trascenderle per farsi espressioni dellaricerca dell'assoluto. Non si può passare accanto con indifferenza alle sculture di Miniucchi, e può sorprendere che quest'uomo minuto, apparentemente fragile, abbia saputo creare con le proprie mani opere nelle quali si concentra un così esplicito viluppo di energia pronta a librarsi nell'aria. Le imperscrutabili vicende della vita hanno portato Agapito a fare convivere l'esercizio di una professione impegnativa e l'attività artistica, ma ciò non ha certo nuociuto alla qualità delle sue opere, alla forza creativa che esprimono, alla continua capacità di rinnovarsi, di imboccare nuovestrade, di saggiare l'utilizzo di nuovi materiali, per dare struttura materiale ai suoi sogni, perproiettarli nello spazio - i sogni di un uomo che ha saputo guardare verso l'alto e scorgere, dentro il mondo che lo circondava, i segni e le forme del sublime